CLAREL poema e pellegrinaggio in Terrasanta (2013)
Uno straordinario e sconosciuto poema di Hermann Melville, uno scosceso massiccio poetico, come dice Elemire Zolla, dove si perdono i confini tra viaggio reale e spirituale, alle fonti del Cristianesimo e dei suoi luoghi d’elezione.
“Clarel è senz’altro la meno conosciuta fra le grandi imprese di Melville. Ma si sa che la sua opera non delude mai ed è piena di rivelazioni anche negli angoli più riposti. Diciottomila versi suddivisi in centocinquanta canti, irti di allusioni e significati occulti, uno scosceso massiccio poetico, versi che fanno «trasalire alla lettura» per la loro «virtù profetica».
[…] Egli parla ai nostri attimi di pace, di indifferenza, di sovranità; lascia che risuonino tutte le voci, e le estreme di preferenza, quelle che negano ogni senso (mondano) alla vita; permette a ogni germe di crescere e di offrire alla mente il suo frutto: nulla reprime. È un eroe gnostico
Elemire Zolla
Clarel, un giovane studente americano di teologia, insoddisfatto degli insegnamenti dogmatici ricevuti in patria, decide di recarsi in Palestina. Come i grandi eroi dei romanzi melvilliani Clarel tenterà di superare le soglie dell’esperienza e della conoscenza, e proverà a dare risposta alle grandi questioni del sapere e dell’amore, del rapporto tra il fisico e il metafisico, della verità e del senso ultimo della vita.
Quest’opera è forse il culmine più angoscioso e poetico del grande “corpus” dei libri melvilliani; forse più ancora di Billy Budd, tradizionalmente ritenuto lavoro emblematico ed epitome perfetta. Socraticamente fedele a uno gnosticismo sofferto, e non certo di maniera, Melville butta nelle fiamme di questa sua scrittura convulsa tutto il peso e il dolore di una ricerca irrisolta.
Chi ama i suoi capolavori – Mardi, Moby Dick, Pierre, The confidence Man, Bartleby, Benito Cereno, Billy Budd, The Encantadas – è costretto a percepire Clarel come un apice e un picco della sua produzione letteraria, anche se non necessariamente come il suo capolavoro formale.
La forza dirompente dei versi di Melville ci hanno indotto a cercare una forma spettacolare scabra, una sorta di concerto per voce, oud, chitarre e live electronics, in un tentativo di teatro musicale che vuole evocare l’invisibile e il mistero di un viaggio interiore e insieme reale.
2013 CLAREL Estratto rassegna stampa
- concerto per voce, oud, chitarre e live electronics
di Herman Melville - versione italiana e adattamento teatrale di Valter Malosti
- dalla traduzione integrale di Ruggero Bianchi
- interpretato e diretto da Valter Malosti
- suono e live electronics G.U.P. Alcaro
- oud e chitarre Lucia D’Errico
- musiche originali Carlo Boccadoro
- field recordings a Gerusalemme e Israele Luc Messinezis
- luci Francesco Dell’Elba
- assistente alla regia Elena Serra
- produzione Teatro di Dioniso / I teatri del Sacro
- organizzazione Paolo Ambrosino
- amministrazione Paola Falorni