Archivio Autore

Michela Cescon

Attrice, produttrice e regista, Michela Cescon si è formata alla scuola per giovani attori del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi ed esordisce giovanissima nel 1995 come protagonista del Ruy Blas di Victor Hugo per la regia dello stesso Ronconi.

Nel 1996 comincia l’intensa collaborazione con l’attore e regista Valter Malosti e la compagnia Teatro di Dioniso che si protrae fino al 2005.
Autoproducendosi porteranno in scena una quindicina di lavori, tra cui Sogno di una notte di mezza estate, Ballo in maschera di Lermontov, Ophelia da Shakespeare, Polinice e Antigone da Alfieri, Baccanti e poi i contemporanei Drive di Paula Vogel, Bedbound di Enda Walsh, Inverno del norvegese Jon Fosse, Orgia di Pasolini, Giulietta (degli spiriti) da un racconto di Federico Fellini.
Nel 2017 ritorna a collaborare con il Teatro di Dioniso interpretando due racconti di Alan Bennet, Talking Heads II, con la regia di Valter Malosti e nel 2018 ne assume la direzione artistica.

Nel 2002 viene chiamata dal Toroc, come rappresentante per il teatro, a far parte del gruppo di lavoro “Progetto Arte e Cultura per i XX Giochi Olimpici Invernali” che si sono tenuti a Torino nel 2006.
Nel 2005 incontra Toni Servillo che la sceglie per Il lavoro rende liberi di Vitaliano Trevisan e, dopo tre anni di assenza dalle scene, nel 2008 ritorna con Il dio della carneficina della francese Yasmine Reza per la regia di Roberto Andò, e sempre per la regia di Andò nel 2011 interpreta Nilde Iotti nel testo di Sandro Perroni Leonilde, per cui riceverà il Premio Le Maschere.

CINEMA

Nel 2003 avviene l’incontro con il cinema, Matteo Garrone la sceglie come protagonista per  Primo Amore. Il film va in concorso al Festival di Berlino nel 2004 e, la sua interpretazione, le fa vincere il Globo d’Oro e il Premio Flaiano, che si aggiungono ai numerosi premi gia’ vinti con il teatro: il Lina Volonghi (1995), l’ Eleonora Duse (2001), i due Premi UBU  2001 e 2004 e il Premio della Critica Teatrale sempre nel 2004.
Nel 2005 è a Cannes in concorso con Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco Tullio Giordana.
Lavora poi con Ferzan Ozpetek in Cuore sacro, Franco Battiato in Musikanten, Gianluca Maria Tavarelli in Non prendere impegni stasera, Alessandro Angelini in L’aria salata in concorso alla Festa di Roma nel 2006, Simona Izzo in Tutte le donne della mia vita, Marco Bellocchio in Vincere (selezione ufficiale Competizione Cannes 2009) e Marco Filiberti in Il Compleanno (selezione ufficiale Controcampo Venezia 2009).

TELEVISIONE

Nel 2009 arriva il primo progetto televisivo Nel nome del male di Alex Infascelli  per Sky, a cui seguiranno C’era una Volta la Citta’ dei matti di  MarcoTurco per Rai1, e sempre per Rai1 Braccialetti Rossi di Giacomo Campiotti nel 2014,  Maltese, il romanzo di un commissario nel 2016 e nel 2017 A testa alta – Libero Grassi per Canale 5.
Nel 2010 debutta alla regia con il cortometraggio Come un soffio, protagonisti Valeria Golino e Alessio Boni, che viene presentato a Venezia nella sezione ufficiale Controcampo.
Nel 2011 l’incontro con Cristina Comencini per Quando la notte e nuovamente con Giordana per Romanzo di una strage, per il quale riceve il David di Donatello e il Nastro d’Argento 2012 come attrice non protagonista nel ruolo di Licia Pinelli.
A questi si aggiungono Viva la libertà di Roberto Andò, Piuma di Roan Johnson (in concorso al festival di Venezia 2011) e La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi.

Nel 2010 fonda la Zachar Produzioni S.r.l. e come produttrice porta in scena nel 2012 la trilogia di Tom Stoppard The Coast of Utopia, spettacolo monster con 68 persone impegnate, di cui 31 attori, per un totale di 9 ore di teatro, con la regia di Marco Tullio Giordana, per cui ha ricevuto 2 Premi Ubu (spettacolo dell’anno e miglior novità straniera), il premio Le Maschere, il Premio della Critica Teatrale e la Medaglia del Presidente della Repubblica come miglior spettacolo 2012.
A seguire produce e interpreta Good People di David Lindsay Abaire con la regia di Roberto Andò e Il Testamento di Maria di Colm Toibin con la regia di Marco Tullio Giordana.

 

MICHELA CESCON. PREMI E RICONOSCIMENTI
1995: Premio Lina Volonghi
2001: Premio Eleonora Duse come attrice emergente per Bedbound
2001: Premio Ubu nuova attrice per Bedbound
2004: Premio della Critica Teatrale per Giulietta
2004: Globo d’Oro come attrice rivelazione per Primo Amore
2004: Premio Flaiano come attrice rivelazione per Primo Amore
2004: Premio Ubu miglior attrice per Giulietta
2004: Premio “Hollywood Party” migliore attrice al Batik Film Festival per Primo Amore
2007: Miglior attrice dell’anno Incontri del Cinema d’Essai per L’Aria Salata
2009: Miglior attrice al Fano International Film Festival per TV
2009: Premio Stella di Capalbio come migliore protagonista dell’anno per TV
2010: Premio Rodolfo Valentino per Il Compleanno
2012: David di Donatello come attrice non protagonista per Romanzo di una strage
2012: Nastro D’Argento come attrice non protagonista per Romanzo di una strage
2012: Premio Vittoria di Samotracia per Romanzo di una strage
2012: Premio Ubu spettacolo dell’anno per The Coast of Utopia
2012: Premio Le Maschere miglior spettacolo 2012 per The Coast of Utopia
2012: Premio della Critica Teatrale miglior spettacolo per The Coast of Utopia
2012: Medaglia del Presidente della Repubblica per The Coast of Utopia
2013: Premio Le Maschere miglior interprete di monologo per Leonilde
2013: Premio Efebo D’Argento per Viva la Libertà
2016: Premio Nazionale Franco Enriquez migliore attrice 2016 per Il Testamento di Maria

Valter Malosti

Valter Malosti anima  della compagnia Teatro di Dioniso.

Valter Malosti ha ricoperto fino al 31 dicembre 2017  la carica di direttore artistico del Teatro di Dioniso; a partire dal 1 gennaio 2018 ha assunto la guida della Fondazione Teatro Piemonte Europa.
A raccogliere la sua eredità, come direttore artistico della compagnia, Michela Cescon, attrice e regista, che ha collaborato progettualmente alla crescita e all’identità del Teatro di Dioniso sin dalle sue origini.

Ricordiamo, nel passato, tra gli altri, il premio UBU 2009 per la regia di Quattro Atti Profani di A.Tarantino e quello dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro sempre per Quattro Atti Profani e per Shakespeare/Venere e Adone. Nel 2004 Inverno di Jon Fosse ha ricevuto il premio UBU per il miglior testo straniero messo in scena in Italia.
Del 2004 è il premio Hystrio per la regia di Giulietta di Fellini.
Nel 1992 Malosti ha ricevuto una menzione speciale al Fringe Arts Festival di Melbourne come miglior performer interpretando Ella di H.Achternbusch in lingua inglese.

In campo musicale ha diretto numerose opere contemporanee, spesso in prima esecuzione assoluta, citiamo, tra gli altri, Nyman (The man who mistook his wife for a hat), Tutino (Federico II), Glass (The sound of a voice), Corghi (Pia?¿) e Cage (Europera 5). Nel novembre del 2006 ha messo in scena per il Teatro Regio di Torino Le nozze di Figaro di Mozart. Per l’edizione di Mito Settembre Musica 2015 è stato la voce recitante della prima rappresentazione italiana di AKhnaten di Philip Glass, per la direzione d’orchestra di Dante Anzolini.
Con il maestro Azio Corghi ha collaborato per diversi anni al corso di composizione dell’Accademia Chigiana di Siena.
Ha al suo attivo diverse regie radiofoniche per Radio3 Rai, tra le quali segnaliamo M. Butterfly di David Henry Hwang, Le lacrime amare di Petra Von Kant di R.W.Fassbinder, La governante di Vitaliano Brancati, e i due poemetti shakespeariani già realizzati a teatro.

Come attore Malosti ha lavorato, all’inizio degli anni novanta, in numerosi spettacoli di Luca Ronconi. É stato protagonista del Manfred di Schumann/Byron (giugno 2010) per la regia di Andrea De Rosa e la direzione d’orchestra di Gianadrea Noseda in un progetto che ha visto collaborare il Teatro Regio di Torino con la Fondazione Teatro Stabile di Torino.
È stato protagonista in spettacoli di Federico Tiezzi, Giorgio Barberio Corsetti, Richi Ferrero, Gabriele Vacis.
Nel cinema ha lavorato, tra gli altri, con Mimmo Calopresti, Franco Battiato e Mario Martone.

Nel 2008 ha realizzato l’installazione d’arte visiva Song to the siren, in collaborazione con Luisa Raffaelli, per la Fondazione Merz di Torino. In precedenza aveva esposto in collettiva presso il Castello di Rivara, per la galleria di Franz Paludetto.

Tra i lavori teatrali dell’ultimo decennio ricordiamo: Shakespeare/Venere e Adone, Nietzsche/Ecce Homo, Disco Pigs di Enda Walsh, Macbeth, Corsia degli incurabili di Patrizia Valduga, Passio Laetitiae et felicitatis di Giovanni Testori, Molière/La scuola delle mogli, Signorina Giulia di August Strindberg, di cui è stata realizzata una versione filmica in 3d, primo esperimento del genere della Rai, Lo stupro di Lucrezia e Amleto di Shakespeare, Clarel di Herman Melville, Quartett di Heiner Müller, Giro di Vite da Henry James, Thérèse e Isabelle di Violette Leduc, e il dittico ideato per il cortile del Museo Egizio su Antonio e Cleopatra di Shakespeare e Akhenaton da Agatha Christie con drammaturgia originale di Agnese Grieco.

Del 2015 è la regia e l’interpretazione de Il berretto a sonagli di Pirandello, nello stesso anno è la voce narrante della prima italiana di Akhnaton di Philip Glass per Mito/Settembre Musica e dirige L’Arialda di Testori con un gruppo di giovanissimi attori per il Teatro Stabile di Torino. Recentissima la prima assoluta per l’Italia di Venere in pelliccia di David Ives che lo vede anche in scena con Sabrina Impacciatore.
Nell’ottobre del 2016 la sua regia de Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov ha inaugurato al Teatro Carignano la stagione del Teatro Stabile di Torino / Teatro Nazionale, di cui, dal 2010, dirige la Scuola per attori.

Nel 2017 ha firmato la regia di Ifigenia in Cardiff che è valso il premio Virginia Reiter  all’interprete, Roberta Caronia.

Sempre nel 2017 ha curato la regia di Talking Heads II   con l’interpetazione di Michela Cescon. Lo spettacolo è una novità assoluta per l’Italia.

2018/2019 | THE WALK | Cuocolo/Bosetti | IRAA THEATRE

Al centro del progetto il mistero che tiene insieme viaggio, memoria e narrazione.
In THE WALK il pubblico, composto da venti spettatori, è invitato a camminare insieme nella città.
Mettersi in cammino significa da sempre un rivolgimento, verso sé stessi e il proprio mondo.
Camminare è una modalità del pensiero. E’ un pensiero pratico. E’ un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi strada facendo. L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé; ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé.

Il punto d’incontro è una piazza dove gli spettatori/ospiti inizieranno a sentire la voce che li guiderà attraverso radio guide.
Nella luce della sera potremo vedere un gruppo di persone muoversi attraverso la città. Si muovono in uno spazio intermedio tra due mondi. La voce nelle cuffie garantisce loro un passaggio sicuro attraverso questo stato di vulnerabilità.
L’esperienza si crea attraverso la sovrapposizione tra il flusso interiore e la realtà della situazione, interno ed esterno, luogo e non-luogo, identità e rimozione.
Camminare insieme in una città vuol dire attraversare i suoi luoghi pubblici e privati, non solo gli spazi ma il tempo che li ha cambiati.

La storia di THE WALK raddoppia, rinforza, espande l’esperienza del camminare insieme. E’ una storia onirica, che parte, come sempre nel nostro lavoro, da esperienze prese dalla nostra vita le cui biforcazioni e metamorfosi, come quelle del nostro percorso, producono un inusuale senso di spaesamento.

Poi lì nel letto mi hai detto: Credi? Dobbiamo andare?
Avevamo paura ti ricordi?
Si, paura di tante cose, di rimanere lì, che tutto potesse cambiare da un momento all’altro, di non avere tempo. Poi ci siamo addormentati.

Abbiamo sognato e quando ci siamo risvegliati ci siamo raccontati i sogni è venuto fuori come un sogno unico. Due persone ed un unico sogno e la storia di una roccia, una stanza, un bar e una strada. E’ lì che abbiamo deciso che dovevamo partire, almeno per un po’, riprendere ad andare in giro, uscire, non fermarci.

Scarica la scheda artistica di THE WALK

 

THE WALK
di e con Renato Cuocolo e Roberta Bosetti
regia Renato Cuocolo
produzione Cuocolo/Bosetti IRAA Theatre
Luogo: Strada. Spettatori: 30.
Durata: un’ora e dieci

 

CONTATTI
Nicoletta Scrivo | Teatro di Dioniso
organizzazione@teatrodidioniso.it | nicolettascrivo@gmail.com
www.teatrodidioniso.it | +39 335 6706269

2018/2019 | TALKING HEADS II | TEATRO DI DIONISO

Michela Cescon e Valter Malosti – pluripremiati interpreti della scena teatrale italiana – tornano a lavorare insieme in un progetto dedicato al grande autore britannico Alan Bennett.

In scena Michela Cescon dà voce e corpo ad alcuni irresistibili, irriverenti e caustici brani del grande autore inglese, parte della seconda raccolta della serie TALKING HEADS II, rappresentati per la prima volta in Italia.

Protagoniste di queste piccole commedie nere – come spesso accade nella scrittura di Bennett – sono quasi sempre donne, tutte ad un punto di svolta, tutte alle prese con quel momento della vita in cui le loro esistenze apparentemente anonime si squarciano, per rivelare, con dissacrante ironia, un’altra vita possibile, fuori dall’ombra.
I TALKING HEADS, titolo che si potrebbe azzardare di tradurre in “Gli straparlanti” sono una serie di monologhi nati come pezzi televisivi per la BBC.
Una prima serie è stata realizzata nel 1988, una seconda nel 1998.
Questa seconda raccolta è, tra l’altro, ancora inedita per le scene italiane. Sono essenzialmente dei magnifici pezzi teatrali per grandi attori e attrici. Nella prima serie appariva, ad esempio, anche Maggie Smith. Abbiamo selezionato una coppia di testi che possono essere una sorta di tavola rovesciata.

Miss Fozzard si rimette in piedi è in definitiva una esilarante avventura della protagonista nelle terre sconosciute del sesso non ordinario, porto con una grazia ed un umorismo irresistibili da Bennett. Tutto ruota intorno ai piedi della signorina Fozzard, veri protagonisti del testo, piedi che attendono cura e attenzione dal podologo perfetto.
Notti nei giardini di Spagna è un testo più denso, più profondamente umano, pur se non mancano anche in questo lavoro momenti di acre umorismo. Qui la protagonista si trova a conoscere la persona che diventerà la più importante di tutta la sua vita in una circostanza tragica, quando quest’ultima assassinerà il marito che abusava di lei e chiederà aiuto nella notte alla protagonista. Nascerà da questo fatale incontro un’amicizia al femminile delicata e intensissima.

«Due testi, due donne alla ricerca di sé stesse e dell’amore, in cui l’autore si serve di una scrittura apparentemente piana ma in realtà piena di sottili strati, di infinitesime variazioni, e che, attraverso l’umorismo, ci porta in zone pericolose ed oscure dell’animo umano.
La lingua di Bennett è una sorta di veleno che sembra non lasciare traccia ma che si insinua nelle pieghe dell’ascoltatore in maniera quasi invisibile e che distilla poco a poco frammenti di umanità per lo più in rovina. Una lezione di scrittura da un grande sarto della parola.

Tecnicamente è una sorta di flusso di coscienza, che la traduzione ha cercato di rendere anche in minima parte, che utilizza molte forme letterarie, dal racconto alla scrittura teatrale, intersecandole in modo perfetto e usando la punteggiatura, molto parsimoniosa, come una forma di notazione musicale.
Ed è proprio il ritmo ed il suono, curato da G.u.p. Alcaro, il punto di partenza dell’interpretazione che ho proposto a Michela Cescon, attrice perfetta per questi testi. Le scene sono di Nicolas Bovey, ispirate alla grande fotografia iperrealista e visionaria di Gregory Crewdson e ai corti cinematografici di Roy Andersson, i costumi di Grazia Materia.»  Valter Malosti

Scarica la scheda artistica di TALKING HEADS II

 

TALKING HEADS II
(Miss Fozzard finds her feetNights in the gardens of Spain)
di Alan Bennett
con Michela Cescon
versione italiana e regia di Valter Malosti
suono G.u.p. Alcaro
scene Nicolas Bovey
costumi Grazia Materia
luci Alessandro Barbieri
fonico Federica Canciello
assistente alla regia Elvira Berarducci
foto Fabio Lovino
produzione Teatro di Dioniso, Progetto Goldstein, Pierfrancesco Pisani in collaborazione con Infinito srl

Lo spettacolo ha debuttato in versione di mise en espace a TREND – nuove frontiere della scena britannica – XVI edizione

CONTATTI
Nicoletta Scrivo | Teatro di Dioniso
organizzazione@teatrodidioniso.it | nicolettascrivo@gmail.com
www.teatrodidioniso.it | +39 335 6706269

2018/2019 | SHAKESPEARE/POEMETTI | TEATRO DI DIONISO

I poemetti sono stati editati da Luca Sossella nel gennaio 2017, racchiusi in uno speciale cofanetto.
I lavori, versioni disidratate degli spettacoli sono presentati e ricreati in una forma completamente nuova, ripensati e reinventati per un ascolto immersivo.
Un approccio che attraverso uno studio emozionale e innovativo dell’esperienza sonora restituisce emozioni in grado di far ‘respirare’ la densità musicale dei testi.

In entrambi i poemetti Shakespeare dispiega la sua lingua potentissima facendoci precipitare in VENERE E ADONE in una vertigine di declinazioni e contraddizioni sul tema “amore”, presentando una Venere che è una ironica dea/macchina, dea ex machina ma anche sex machine, macchina barocca che tritura suoni e sputa parole. Una macchina di baci, una macchina schizofrenica di travestimento, una macchina di morte per l’oggetto del suo amore: Adone.

Ne LO STUPRO DI LUCREZIA Shakespeare ci conduce in un abisso di orrore e bellezza senza mai concederci sospensioni liberatorie. La storia di come Tarquinio stupri Lucrezia, invasato di lei dopo le lodi del marito Collatino all’interno di una bizzarra gara tra generali, e di come il suicidio della vittima spinga il popolo romano a ribellarsi e a liberarsi dal giogo della tirannia monarchica era stata succintamente narrata da Tito Livio e Ovidio e poi da Chaucer.
In Shakespeare la voce della protagonista si dilata e diviene uno dei più alti esempi di meditazione sulle conseguenze dello stupro visto dalla parte di una donna.

I due poemetti sono le uniche opere di Shakespeare di cui l’autore abbia curato la stampa personalmente, cosa mai accaduta né con le sue opere teatrali né con i Sonetti, e si possono dunque considerare come gli unici e certi originali di quell’autore chiamato William Shakespeare.

In concomitanza con le celebrazioni dei quattrocento anni dalla morte avvenuta nel 1616, i due poemetti vengono presentati in modo complementare per dar modo agli spettatori di ascoltare l’intero pannello poetico creato da Shakespeare tra il 1593 e il 1594.
I due poemetti sembrano infatti formare un dittico simmetricamente contrappuntato, in cui la seconda tavola rovescia la prima: dallo sfondo giorgionesco del primo affondato nella natura col contorno di cani, cavalli e cinghiali, si passa ad un tragico notturno, immerso in una livida oscurità caravaggesca squarciata dalla luce di una torcia.

Scarica la scheda artistica di SHAKESPEARE/POEMETTI

Qui un estretto di rassegna stampa de SHAKESPEARE/POEMETTI

 

SHAKESPEARE/POEMETTI
VENERE E ADONE
LO STUPRO DI LUCREZIA
di William Shakespeare
versione italiana e adattamento teatrale di Valter Malosti
uno spettacolo di e con Valter Malosti
suono G.u.p. Alcaro
luci Francesco Dell’Elba
produzione Teatro di Dioniso

LA TRILOGIA DEL CANTIERE SHAKESPEARIANO PUO’ ESSERE PROGRAMMATA IN FORMA COMPLETA, OGNI SPETTACOLO HA COMUNQUE FORMA AUTONOMA E DEFINITA

CONTATTI
Nicoletta Scrivo | Teatro di Dioniso
organizzazione@teatrodidioniso.it | nicolettascrivo@gmail.com
www.teatrodidioniso.it | +39 335 6706269

2018/2019 | SCHIAPARELLI LIFE | Bruni/Antonino

DEBUTTO NAZIONALE | Festival Asti Teatro 2018

Nota in margine
Per un paio d’anni, sul primo isolato di via Garruba a Bari, hanno tenuto il loro fantastico bazar Atelier 1900, Luciano Lapadula e Vito Antonio Lerario. Esperti di storia della moda e stilisti, sono stati loro a farci conoscere Elsa ed è con loro che abbiamo incominciato il percorso verso il quarto ritratto femminile del nostro più recente repertorio. Per questa produzione, oltre alla collaborazione di un fotografo e scenografo, Maurizio Agostinetto, ci è sembrata felice la disponibilità di Eleonora Mazzoni, scrittrice, che, condividendo l’impresa, ci ha assistiti nella redazione del testo. L’attore Marco Grossi e la cartoonist Beatrice Mazzone hanno infine completato il gruppo dedito alla creazione.

Elsa Schiaparelli (1890-1973) è stata una grande stilista italiana e una delle più influenti figure nella moda del Novecento. Più vicina all’arte che all’artigianato, è diventata famosa alla fine degli anni 20 del secolo scorso, quando ancora nella società dominava lo sfarzo decorativo di superficie e quel “consumo ostentativo” della ricchezza di cui gli uomini del ceto alto investivano le mogli.
Elsa partecipò da protagonista a quella rivoluzione del costume, degli stili di vita, del relazionarsi tra i sessi che ancora oggi influenza le nostre esistenze e l’idea stessa di bellezza, creando un nuovo modello femminile e contribuendo all’emancipazione delle donne. E se la coeva nonché rivale Chanel le liberò fisicamente dai corsetti e dalle guaine che le ingabbiavano da secoli, promuovendo con il suo stile sobrio e comodo la naturale mobilità del loro corpo, Elsa le liberò mentalmente.

La sua idea di bellezza non è mai ovvia, è audace e sfrontata, fuori norma, visto che la norma, come tutte le categorizzazioni, è arbitraria ed è semplicemente la media che la società trova accettabile. La Schiaparelli chiese alle donne di osare, di essere creative e uniche. Le invitò a conoscere se stesse, allontanandosi dai condizionamenti esterni. Ad avere coraggio. E in effetti ci voleva coraggio per indossare un cappello che era una scarpa girata al contrario!

Però chi lo dice che se un oggetto ha la forma di una scarpa, bisogna metterselo per forza ai piedi? Il significato delle cose non è forse dato dalle convenzioni a cui siamo abituati?
Elsa sfidò queste convenzioni e invece che ai piedi, la scarpa se la mise, appunto, in testa. Collaborò con artisti come Dalì, Cocteau, Aragon, Ray, Clair, Duchamps, Sartre, vestì stelle del cinema: da Katharine Hepburn a Lauren Bacall, da Marlene Dietrich a Mae West.
Più surrealista dei surrealisti, fece emergere il mondo nascosto dei sogni e dell’inconscio, lanciando miriadi di novità. Così nacquero gli impermeabili per la sera e i lucchetti per gli abiti.
Insieme a Dalì ideò il cappotto a forma di scrivania, con i cassetti, ispirato a uno dei suoi famosi quadri.
Il vestito lungo con dipinta un’aragosta, circondata da ciuffi di prezzemolo. Il vestito lacrime, di seta chiaro, con strappi rosa e rossi come se fosse carne viva. Il tailleur nero con tasche rifinite da bocche rosse, che sembravano organi genitali femminili. Il cappello nero col tacco di velluto rosa shocking che svettava come una piccola colonna. Come un fallo. Utilizzò materiali nuovi come il tweed, il tessuto escorce d’arbre, le fibre artificiali. Il cellophane. La paglia. Persino il vetro.
E poi le zip. Zip che si vedevano. Di colori diversi dagli abiti. Posizionate in luoghi inconsueti. Quelle zip che in Italia il fascismo vietava, chiamandole “chiusure adulterio”, ecco, lei le metteva anche negli abiti da sera. La moda era per lei un atto politico.

Il nostro lavoro, che al momento intitoliamo SCHIAPARELLI LIFE, intercetta Elsa nell’ultimo periodo della sua vita, quando, chiusa la maison, recuperata, per così dire, una dimensione famigliare, redigerà la propria autobiografia. Traendo spunto da un suo reale rapporto con due “governanti”, la nostra azione mette in relazione Elsa con un “maggiordomo” impegnato nell’assisterla e di volta in volta: nemico, complice, infermiere, servo, figlio… figlia.

In compagnia forse soltanto di un fantasma o di una proiezione della solitudine, Elsa ripercorre la sua vita, quando, da poco finita la prima guerra mondiale e ancora lontana la seconda, aveva l’impressione che tutto fosse possibile, e che potesse bastare il talento e l’impegno per vivere liberi e felici. Rievoca i suoi successi professionali, le sue intuizioni, la sua arte, la sua idea di bellezza, ma anche le fatiche dell’inizio, il prezzo pagato per l’ambita libertà e le scelte dolorose. Lei che, abbandonata dal marito mentre era incinta, ha fatto crescere la sua unica figlia (Gogo), poliomielitica, in collegi rinomati ma lontani, accettando lunghe separazioni per poter continuare a lavorare.

Sottraendoci a un indirizzo meramente narrativo, puntiamo all’evocazione del carattere e della storia della Schiaparelli attraverso l’esercizio di una relazione inventata: intima ma non intimista; concreta ma non naturalista. Consapevoli della difficoltà che comporta l’uso dell’immagine, il lavoro comprenderà una componente visuale, non didascalica, concepita come espansione del sorprendente immaginario di quest’artista.
Nunzia Antonino e Carlo Bruni

Ma come posso spiegarti, Gogo, che la bellezza è sempre inconsueta ed eccentrica, perturbante e illogica, come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio… E a volte è persino dolorosa, la bellezza, sfuggente e fluida, non imbalsamata in regole e categorie. Anzi, contraddice tutte le certezze. Va cercata, scovata, rintracciata, e ha bisogno di tempo, perché non è né evidente né manifesta, a tal punto è profonda. Anche se non può essere oscura, la bellezza, perché è chiara. È infuocata, ma non urla, non è scomposta. Non ha preziosità esteriori, è pregiata dentro. È semplice, e la presunzione la distrugge ma è inscindibilmente legata all’intelligenza. Non va di corsa, però la bellezza è veloce. Non rincorre e non trascina. Accompagna, sostiene, consola. È coraggiosa, esigente con sé stessa, mai brusca verso gli altri. È audace e amante del pericolo, la bellezza, e comprende, perdona, salva. Per sempre, perché lei, la bellezza, lei sì, è eterna.”

(dalla scrittura preliminare in forma di racconto di Eleonora Mazzoni)

Scarica la scheda artistica di SCHIAPARELLI LIFE

DISPONIBILE DA LUGLIO 2018

 

SCHIAPARELLI LIFE
di Eleonora Mazzoni
regia Carlo Bruni
con Nunzia Antonino e Marco Grossi
scena Maurizio Agostinetto, Carlo Bruni
immagini in movimento Bea Mazzone
luci Carlo Bruni
consulenza/costumi Luciano Lapadula, Vito Antonio Lerario
assistenza tecnica Filippo Losacco
organizzazione Nicoletta Scrivo
ufficio stampa Paola Maritan
amministrazione Franca Veltro
produzione Casa degli Alfieri, Teatro di Dioniso, Asti Teatro
con la collaborazione di sistemaGaribaldi, La luna nel letto

 

CONTATTI
Nicoletta Scrivo | Teatro di Dioniso
organizzazione@teatrodidioniso.it | nicolettascrivo@gmail.com
www.teatrodidioniso.it | +39 335 6706269

 

2018/2019 | THE SECRET ROOM | Cuocolo/Bosetti | Teatro di Dioniso

Una donna sola, chiusa nella sua casa. E’ possibile farle visita a orari stabiliti. Le visite seguono il ritmo dei pasti e le regole dell’ospitalità’. Il ritmo della vita e quello del teatro si sovrappongono. In ogni casa c’è una stanza segreta. E’ il luogo più intimo e isolato: il luogo dove tutto ciò che doveva rimanere segreto è rivelato.
THE SECRET ROOM è presentato nella casa della protagonista, esponendo lo spazio domestico e personale allo sguardo estraneo dello spettatore-ospite, alla ricerca di un’impossibile, illecita geografia dell’intimità’.

Nel giugno 2000 esce a Melbourne THE SECRET ROOM.
Dal giorno della prima, stampa, televisione e radio lo descrivono come uno degli spettacoli più innovativi e importanti realizzati da una compagnia australiana.
Lo spettacolo nel 2012 supera le 1600 repliche ed è presentato in numerosi Festival Internazionali tra cui ricordiamo: Melbourne International Festival, Sydney Olympic Festival, Vienna Westwochen, San Diego Centre of Contemporary Arts, Contemporanea Teatro Metastasio Prato, Genova Capitale Europea della cultura 2004 Teatro della Tosse.
Nel 2001 THE SECRET ROOM vince i due maggiori premi del teatro australiano (Green Room Award e MO Award) come Migliore Spettacolo dell’Anno e Migliore Spettacolo di Innovazione.
Roberta Bosetti riceve la nomination dal 2001 al 2004 come migliore attrice nelle ultime 4 edizioni del Green Room Award (Il corrispettivo australiano dei Tony Americani).
Nell’ ottobre 2002 è stata presentata al Melbourne International Festival of the Arts, la versione di 13 ore di The Secret Room.
I biglietti ($150), data l’enorme richiesta, sono stati assegnati attraverso una lotteria nazionale.

THE SECRET ROOM è stato visto dal vivo da 16000 persone, ha ricevuto più di trecento recensioni e le è stata dedicata la prima pagina da giornali come The Australian, The Age, USA Web World, In Press.
Da maggio 2006 è disponibile anche in Italia il libro THE SECRET ROOM: un diario, pubblicato da Teatro delle Ariette Libri.
Il luogo dello spettacolo è segreto e verrà comunicato al momento della prenotazione. Ogni sera dieci spettatori. Sarà servita una cena.
In THE SECRET ROOM lo spettatore bussa alla porta, la protagonista apre, non c’è mediazione tra i due (biglietteria, foyer), non c’è separazione di luoghi (platea, palcoscenico), è presente solo la relazione diretta tra i due, la possibilità di uno scambio, di un accordo. Della casa si utilizza l’ingresso, il salotto, la sala da pranzo, dove una cena sarà servita, e la stanza segreta. Questo è il luogo più intimo e più isolato dato che, come sappiamo bene, in ogni casa c’è una stanza segreta in cui ciò che dovrebbe rimanere celato è rivelato.

THE SECRET ROOM affronta l’insidiosa e penetrante logica del rapporto Donna/Casa, Woman/House, Femme/Maison: la casa come luogo di confino per la donna.
THE SECRET ROOM ricerca le tracce di una alterità che rifiuta di essere totalmente addomesticata. L’effetto disturbante di ciò che non è familiare nel familiare, di ciò che c’è di non addomesticabile nella domesticità.
Usare la casa vuol dire ritornare alla fonte di tutti i nostri ricordi: la casa di famiglia della nostra infanzia.
Con THE SECRET ROOM ci siamo spostati dal regno della “scena” a quello dell’“osceno”. L’osceno si genera nella transizione dallo spettacolo alla trasparenza.

Scarica la scheda artistica di THE SECRET ROOM

 

THE SECRET ROOM
di e con Renato Cuocolo e Roberta Bosetti
Regia Renato Cuocolo
produzione Cuocolo/Bosetti IRAA Theatre
Luogo: Casa privata in cui, per quel periodo, Cuocolo/Bosetti vivono.
Spettatori: 10 a sera.
Durata: 90 minuti.

 

CONTATTI
Nicoletta Scrivo | Teatro di Dioniso
organizzazione@teatrodidioniso.it | nicolettascrivo@gmail.com
www.teatrodidioniso.it | +39 335 6706269

2018/2019 | SHAKESPEARE/ SONETTI | TEATRO DI DIONISO

DEBUTTO NAZIONALE  14 marzo 2018
Teatro Santa Chiara – Mina Mezzadri | Brescia

Enigma filologico, impenetrabile documento, lettera d’amore a un destinatario sconosciuto, i Sonetti di Shakespeare diventano qui a pieno titolo uno dei testi teatrali shakespeariani: forse l’unico monologo della sua teatrografia.
L’ordine dei componimenti viene ricostruito in una nuova lingua e una nuova drammaturgia, un complesso romanzo d’amore con quattro figure e una sola voce: con il Narratore dei Sonetti Shakespeare crea infatti uno dei suoi grandi protagonisti, un personaggio clownesco e sboccato, straziante e disperato, di allucinata modernità.
Una fra le più complesse e grandiose opere di poesia dell’età moderna diventa in questo spettacolo un altare sacrificale, un evento di grazia e furore, canto e lamento, beffa e bestemmia, che anticipa i grandi canzonieri d’amore del Novecento, da Auden a Pasolini, da Salinas a Testori.
Con Shakespeare/Sonetti Valter Malosti conclude nel migliore dei modi la sua trilogia sullo Shakespeare “non teatrale” iniziato con Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia.

Patetico e disperato è l’amore che nei Sonetti si racconta, un amore tanto limpido quanto squilibrato, infelice, fuori asse: l’amore di un uomo ormai maturo nei confronti di uno molto più giovane e bello, un vecchio poeta disposto anche a coprirsi di ridicolo, a rendersi buffone agli occhi della gente, pur di esprimere il suo sentimento, affermandolo in un gesto plateale e spudorato: la poesia. Il Narratore fa della sua poesia il suo stesso palcoscenico. Come accade nella tradizione popolare, la parola diventa non solo lo strumento di un dialogo, ma il luogo di una performance: invocazione, elegia, preghiera, lamento, dichiarazione. Ciò che avviene nei Sonetti è innanzitutto l’esibizione di un io disperato e precario, disposto a dire tutto, a farsi povero e buffone, a divenire esso stesso spettacolo, pur di non perdere l’Altro: il bel giovane, l’ombra misteriosa e mai identificata dell’opera shakespeariana, un personaggio idealizzato e irrealizzabile, bellissimo e indifferente, simbolo della luce e della grazia, unico baluardo di eternità contro l’incombere della morte.
All’apollineo numinoso del far young si contrappone, opposto e complementare, il buio della dark lady: il contrappeso d’ombra, il contrappasso nero di tutto ciò che il ragazzo rappresenta nella luce. Oggetto inclassificabile della filologia shakespeariana, la dark lady diventa lo specchio perverso del Narratore, la sua parte rimossa e tuttavia necessaria: l’eros funereo, l’ossessione del corpo, la nevrosi mortuaria, il furore e la farsa, una figura di crudeltà cinica e umorale in cui veder ritornare l’innominabile. La dark lady, creata in scena da Michela Lucenti, è ciò che il Narratore non vuole essere e tuttavia non può fare a meno di essere: l’ombra infera che la luce del Ragazzo non annulla ma anzi allunga e distorce.
Ecco quindi forse la contraddizione che rende i Sonetti la più estrema e dolorosa fra le tragedie shakespeariane: nel personaggio del Narratore, Shakespeare mette in scena il dissidio insanabile fra gli opposti, il contrasto fra luce e ombra, ordine e caos, delirio e realtà, amore e morte. È proprio in questo nodo irrisolvibile che accade la poesia: inscenati come testo teatrale, i Sonetti diventano un dibattito per voce sola e corpi, uno spazio instabile e irrequieto popolato dai fantasmi di uno solo che diviene moltitudine.”
Valter Malosti

Scarica la scheda artistica di SHAKESPEARE/SONETTI

Scarica l’estratto di rassegna stampa si SHAKESPEARE/SONETTI

SHAKESPEARE / SONETTI
versione italiana e adattamento teatrale Fabrizio Sinisi e Valter Malosti
regia Valter Malosti
coreografie Michela Lucenti

con Valter Malosti Io Narrante / Il Poeta Come Buffone
Michela Lucenti Dark Lady
Maurizio Camilli Il poeta rivale
Marcello Spinetta Il giovane ragazzo
ed Elena Serra S.

scene e costumi Domenico Franchi
luci Cesare Agoni, Sergio Martinelli
acconciature e trucco Bruna Calvaresi
assistente alla regia Elena Serra

canzoni Domenico Modugno –Un pagliaccio in paradiso, Che cosa sono le nuvole, Dio come ti amo
progetto sonoro Valter Malosti
musiche voci e frammenti sonori da Alan Splet, Murcof, Bruno Pronsato, Michael Nyman, Al Pacino, Scanner, Arvo Pärt
estratti da ‘Liquefatto’, progetto musicale di Gup Alcaro e Valter Malosti
suono Edoardo Chiaf, Fabio Cinicola, Jacopo Bertoli
foto Umberto Favretto

produzione CTB Centro Teatrale Bresciano, TPE Teatro Piemonte Europa, Teatro di Dioniso

DISPONIBILE DA MARZO 2018
LA TRILOGIA DEL CANTIERE SHAKESPEARIANO PUO’ ESSERE PROGRAMMATA IN FORMA COMPLETA, OGNI SPETTACOLO HA FORMA AUTONOMA E DEFINITA

CONTATTI
Nicoletta Scrivo | Teatro di Dioniso
organizzazione@teatrodidioniso.it | nicolettascrivo@gmail.com
www.teatrodidioniso.it | +39 335 6706269

2018/2019 | SENSO | TEATRO DI DIONISO

Una donna esamina il suo volto allo specchio: con morbosa attenzione controlla che i segni dell’inquietudine che la tormenta non ledano la sua immagine.
Così inizia SENSO, la più fortunata delle novelle di Camillo Boito, a chiudere la raccolta “Storielle vane”. E “storiella vana” potrebbe benissimo essere il sottotitolo del monologo di Boito, che dà voce a una creatura che si differenzia in tutto e per tutto dalle eroine cui narrativa e teatro ci hanno abituati.

La contessa Livia Serpieri ha trentanove anni, si è ritirata a Trento col marito e rievoca una vicenda amorosa vissuta sedici anni prima: la sua passione per il tenente austriaco Remigio Ruz.
Si contrappongono così la Venezia dei ricordi, sfondo della passione col tenente e di un’immedesimazione fisica della protagonista con l’acqua della laguna (“gettai in acqua un anello … mi parve di avere sposato il mare”, dice Livia) e l’esistenza trentina del presente,che vede Livia alla ricerca di sempre nuovi corteggiatori di estrazione borghese. Livia e Remigio si erano conosciuti in un bagno galleggiante di fronte alla punta della Dogana. La superficialità e la vuotezza del mondo della contessa ben si legano al narcisismo e all’avidità dell’amante, che rifiuta di battersi a duello con i patrioti veneziani e le estorce soldi per non affrontare il campo di battaglia, in occasione della guerra austro-prussiana. Remigio, infatti, raggiunta una notte la contessa a Trento, le chiede una somma ingentissima per corrompere i medici distretto militare e ottenere l’esonero. Livia gli dona anche una parure di brillanti regalatale dal marito e lo congeda senza potergli dare un bacio d’addio. Dopo la sconfitta degli austriaci, però, la giovane decide di partire per Verona e riabbracciare l’amante, sfidando coraggiosamente ogni possibile pericolo. Ma, volendo sorprendere, sarà lei stessa a essere sorpresa. Giunta in segreto nell’appartamento in cui è lei a mantenere l’ufficiale, lo trova nelle braccia di un’altra donna. Sarà il tradimento, e l’offesa che lo accompagna, a spingere Livia Serpieri alla più atroce vendetta.

Intorno alla capacità di sedurre e di piacere la contessa ha costruito tutta la propria esistenza, sacrificando a un’idea di bellezza totalmente effimera qualsiasi forma di pudore.
Si discosta così dalla figura totalmente rivisitata da Luchino Visconti, che per Alida Valli creò un personaggio “politicamente corretto”, diremmo oggi.   Eppure la dissennata presunzione dell’originaria contessa, proprio grazie all’esibizione senza reticenze dei propri desideri,  risulta avvincente e a tratti umoristicamente grottesca, e sembra anticipare certe figure femminili del cinema di Ernst Lubitsch e la Lola Montes di Max Ophüls.

Scarica la scheda artistica di SENSO

 

SENSO
di Camillo Boito
adattamento teatrale di Valter Malosti
con Irene Ivaldi
regia Valter Malosti
luci Francesco Dell’Elba
costumi Federica Genovesi
assistente alla regia Elena Serra
produzione Teatro di Dioniso

CONTATTI
Nicoletta Scrivo | Teatro di Dioniso
organizzazione@teatrodidioniso.it | nicolettascrivo@gmail.com
www.teatrodidioniso.it | +39 335 6706269